«Se ha il coraggio di farsi vivo, non solo non lo punisco ma gli do un premio»: Luca Zaia invita così l’autore del falso testo di Eracleonte da Gela, che ieri il Governatore ha letto dinanzi a tutti, televisioni e spettatori su Facebook.
Per Zaia era il testo poetico di uno storico greco, scritto 2253 anni fa, in occasione di una pestilenza simile a quella di oggi da Covid-19. E le parole del presunto Eracleonte sono bellissima, sottolineava il presidente del Veneto, e molto attuali.
Il fatto è che la poesia di Eracleonte era un… pesce d’aprile anticipato al 31 marzo. Nel giorno appropriato per lo scherzo, il 1° aprile, Zaia non ha potutto fare altro che riconoscere la bufala, sorriderci sopra, e – dopo aver molto debolmente cercato di giustificarsi: «Una verifica in internet l’avevo fatta, ma non bastava….» – difenderne i contenuti.
Ma cosa diceva il presunto (e finto) Eracleonte? «È iniziata l’aria tiepida e dovremo restare nelle case, non usciremo, non festeggeremo, bensì mangeremo e dormiremo e berremo il dolce vino perché dobbiamo combattere. Queste genti ci hanno donato un male nell’aria che respiriamo se siamo loro vicini, il male ci tocca e resta con noi e da noi passa ai nostri parenti». Per concludere con parole che aprono alla speranza di una vittoria: «Siamo forti… aspettiamo che questo male muoia, restiamo nelle case e tutti insieme vinciamo».
Zaia deglutisce ma conferma: «Parole appropriate. E premio all’autore, se si presenta».