Nel cuore di Venezia, a due passi da piazza San Marco, nasce una proposta semplice ma profondamente innovativa: per la prima volta, la chiesa di San Salvador apre le sue porte anche di sera, in un ciclo di appuntamenti che intrecciano arte, silenzio e preghiera.
L’iniziativa, dal titolo evangelico “Resta con noi, perché si fa sera” – parole dei discepoli di Emmaus rivolte al Risorto –, propone quattro serate straordinarie nei mesi di giugno e luglio, pensate non tanto per i turisti frettolosi, ma per chi vive davvero la città nelle ore più autentiche: residenti, appassionati d’arte, credenti, ma anche turisti serali, non più in corsa, ma disposti ad ascoltare, a fermarsi, a lasciarsi sorprendere.
A partire da sabato 7 giugno e fino al 5 luglio, la chiesa sarà eccezionalmente aperta dalle 19:00, con la possibilità di visitare la Sacrestia monumentale e il Tesoro della chiesa, normalmente chiusi al pubblico in quell’orario. In alcune date, alle 21:00, seguirà l’adorazione eucaristica alla Cappella del Santissimo, in un clima di raccoglimento, tra luci soffuse e canti silenziosi.
Una notte per contemplare Bellini. Il momento culminante sarà sabato 14 giugno, quando, alle ore 20:00, si terrà un evento dal titolo evocativo: “Luce per il capolavoro”, dedicato alla Cena in Emmaus di Giovanni Bellini, conservata proprio all’interno della chiesa di San Salvador. Un capolavoro che trova nella luce serale, quasi caravaggesca, una nuova profondità spirituale.
In questo dipinto, Bellini riesce a rappresentare l’istante del riconoscimento: Gesù spezza il pane e i discepoli, fino ad allora ciechi, vedono. È il momento in cui “si aprirono loro gli occhi” (Lc 24,31), il passaggio dalla tristezza alla gioia, dalla solitudine alla Presenza. Il Cristo è raffigurato con uno sguardo fermo e sereno, immerso in un’aura di mistero, mentre la tavola e gli oggetti del quotidiano – una caraffa, un coltello, un piatto – diventano sacramento, rivelazione.
Scriveva Roberto Longhi: “In questa tela Bellini giunge al massimo della sua umanità cristiana, della sua fede nella luce come volto di Dio. Il Cristo non domina, ma convoca”.
E ancora, secondo Lionello Venturi: “Tutto nella Cena in Emmaus tende al silenzio dell’interiorità, alla verità dell’incontro. La luce non solo illumina, ma trasfigura”.
Contemplare quest’opera nella penombra di una chiesa vuota, in un’ora in cui la città inizia a tacere, non è solo un’esperienza artistica: è un’occasione di conversione dello sguardo.
Non solo arte, ma memoria e devozione. Anche le altre serate offrono momenti di grande suggestione. Il 21 giugno l’adorazione eucaristica sarà ancora al centro della serata, mentre il 5 luglio si apriranno i cassetti della Sacrestia, svelando tessuti e ricami sacri del Settecento: opere di arte liturgica che raccontano secoli di fede e cura del sacro, spesso celate allo sguardo quotidiano.
Un invito aperto: a chi abita, a chi passa, a chi cerca. L’iniziativa vuole essere un dono alla città e a chi la abita, ma anche un invito discreto ai turisti della sera, a chi ha scelto di fermarsi ancora un po’ e non limitarsi a consumare Venezia. Non si tratta di un evento mondano, ma di una porta aperta, in cui l’arte non è cornice ma strumento, la bellezza non è fine ma passaggio, e la fede non è ostentazione ma intimità.
In un tempo che ha bisogno di sosta, silenzio e profondità, questa proposta – nuova e antica insieme – risuona come un appello per tutti: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera”.