Boicottare il commercio on line in favore delle piccole botteghe? Probabilmente è una battaglia persa, soprattutto pensando al futuro. Certo, i piccoli negozi – dal panificio, alla ferramenta, ai casalinghi – sono un vero e proprio servizio per la collettività. Ma quanto potranno resistere? E perché il cliente dovrebbe perdere tanto tempo in coda alla cassa per fare la spesa? Alla lunga i servizi on line risponderanno sempre di più a tutte le nostre esigenze e potremo acquistare senza muoverci da casa davvero tutto: dalla spesa alimentare al cappotto, dall’elettrodomestico alle lenzuola…
Si comprerà senza “tastare la merce”? Forse sì. O forse si troveranno forme ibride tra vetrine reali e acquisti virtuali. Ma comunque i negozianti dovranno re-inventarsi, mettendosi in rete (in tutti i sensi): cioè dovranno vendere on line e al tempo stesso consorziarsi in grandi-piccole gallerie virtuali. Potranno risultare vincenti, in questa battaglia contro i colossi dell’e-commerce, se combatteranno a colpi di qualità. E allora potranno sopravvivere. Ma probabilmente lasceranno gli spazi fisici, ovvero i negozi del centro, per trasferirsi su quelli virtuali. Basterà un magazzino in periferia e un buon sistema di trading on line…
A questo punto la vera questione sarà: cosa troveremo un domani nei centri città? Con le serrande abbassate, che aspetto avranno le nostre piazze? Ci saranno dei vuoti da riempire. Con idee e proposte nuove. Partendo da una considerazione: se il cliente occuperà sempre meno tempo nella spesa quotidiana, ma anche nello shopping, potrà spendere le sue ore libere per altri tipi di esperienze. Prenderà volentieri un caffè al bar, magari ascoltando musica o leggendo un libro o, ancora, dialogando on line con amici dall’altra parte del mondo: nasceranno forme ibride di locali, in cui poter fare di tutto. Ma ci sarà anche più spazio per le biblioteche, dove leggere libri e magari discutere con altri lettori o persino con gli autori. E poi potranno aprire ludoteche per bambini e per adolescenti. Avranno ancora più importanza, da questo punto di vista, i nostri patronati.
Così la città potrà offrire spazi nuovi, da vivere con più soddisfazione. Perché oggi i centri città sono scintillanti di vetrine accese, ma alla fine cosa offrono alla vita delle persone? Agli adulti offrono spazi dove spendere e consumare, mentre altrove – il muretto o la panchina del parco – gli adolescenti riempiono il tempo di niente (o di attività ai limiti dell’illegalità…). Nella città del futuro, la speranza è che invece vi siano spazi “buoni” dove incontrarsi, dove giocare insieme, dove fare attività sportive – sì, anche nei “salotti” delle città – e persino dove coltivare in associazione un orto. Avveniristico? Forse. Ma se non sapremo riempire questi spazi di intelligenza, allora finiremo per chiuderci ciascuno a casa propria. A cliccare per l’ultimo acquisto on line e a salutarci da una videocamera.
Serena Spinazzi Lucchesi