«Le scuole paritarie dell’infanzia arriveranno a giugno, ma di questo passo non riapriranno a settembre» Stefano Cecchin, presidente regionale Fism Veneto (Federazione italiana scuole materne) lancia l’allarme. «Le nostre scuole hanno sostenuto costi aggiuntivi dai 50 ai 70 euro a bambino».
Gente Veneta ha voluto fare il punto degli ultimi mesi, da settembre a dicembre, nelle scuole paritarie cattoliche dell’infanzia nel territorio veneziano.
Come è andata questa prima parte dell’anno scolastico?
In generale a livello provinciale, circa l’avvio dell’anno scolastico, le scuole paritarie cattoliche hanno inziato bene, grazie all’esperienza maturata con i centri estivi. A livello provinciale abbiamo il 30% strutture con nidi integrati. Il 40% hanno anche la sezione primavera. La formazione del personale è stata fatta a tappeto, sia per il personale a contatto con i bambini sia per il personale ausiliario, dalle cuoche ai volontari. E questo è stato uno sforzo notevole. Abbiamo cercato di dare indicazioni per una didattica innovativa anche con le misure da mantenere a scuola, per cercare di esser il più possibile autonomi nella stessa sezione.
Quali difficoltà avete riscontrato con i bambini?
Il lockdown è stato deleterio: ha messo in bambini in una bolla, privandoli della relazione con gli anziani, con altri parenti e con altri bambini. Il rapporto esclusivo con i genitori non li ha fatti crescere. Con i nostri centri estivi abbiamo riaperto una dimensione di crescita. Spesso alcune famiglie hanno contattato le psicopedagogiste per degli aiuti. Alcuni non hanno avuto il modo di rielaborare dei lutti. Per questo abbiamo attivato uno sportello psicologico telefonico, anche per il personale didattico, per dare suggerimenti e soprattutto per dare ascolto. Anche le maestre hanno fatto fatica a non avere i bambini, soprattutto le docenti e le educatrici senza figli: per loro i bambini sono come l’aria.
Quali saranno le sfide da gennaio in poi?
La sfida è arrivare a giugno, per poi riaprire a settembre: arriveremo a giugno sicuramente, ma di questo passo non riapriremo a settembre. La legge di bilancio nazionale sta stanziando per le paritarie di ogni ordine e grado una settantina di milioni in più per bambini disabili. E questo è un bene: sono poche risorse, ma è già un bene. Ma non bastano. La cifra non va a coprire il costo degli insegnanti di sostegno. Non andrà a coprire neanche la prima fascia. Si era chiesto il raddoppio del fondo nazionale. Chiedevamo che ci fosse una convenzione per le scuole dell’infanzia paritarie (che non sono solo cattoliche, ma anche comunali) perché la convenzione ti mette al riparo da cambi di Governo, garantendo continuità di servizio. Per il momento hanno fatto “spallucce”. Abbiamo calcolato un aumento tra i 50 e 70 euro a bambino per avere tutto: triage, ingressi prolungati ed anticipati, nebulizzatori al perossido di idrogeno e igienizzanti all’ozono. Ma lo Stato non pensa a come si copriranno questi costi in più e non ci sta dando supporto. E non solo: i nostri docenti devono, giustamente essere titolati e poi ce li rubano: è lo Stato che “ruba” i docenti, infatti con l’ultima infornata abbiamo perso quasi il 15% del personale verso l’ambito statale. Infine: il Veneto fa risparmiare con le paritarie ben 500 milioni di euro l’anno allo Stato: quindi il Veneto potrebbe esser trattato diversamente dalle altre Regioni. Il prossimo giro? Il Recovery found a marzo aprile: vedremo anche tra gennaio/febbraio come si sistemerà la legge di bilancio. L’Europa dice che i fondi del Recovery dovranno essere usati per le prossime generazioni…vuoi vedere che non ci sarà un fondo per le scuole dell’infanzia paritarie? È l’ultimo treno. Rischia di essere uno scippo: e a settembre potremmo essere costretti a chiudere.
Marco Zane