L’anno del Giubileo, tempo privilegiato per itinerari e pellegrinaggi di carattere spirituale e culturale, può diventare l’occasione speciale per riscoprire la figura e gli insegnamenti di Albino Luciani ed anche alcuni specifici luoghi – pur vicini e, in genere, molto noti – particolarmente legati a colui che è stato Patriarca di Venezia dal 1970 al 1978 e poi, per soli 33 giorni, pontefice della Chiesa universale.
Si intitola “Dalle Dolomiti alla cattedra di Pietro” la proposta di cammino ideata, progettata e coordinata dalla Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo onlus con il contributo di tre Diocesi venete (Belluno-Feltre, Vittorio Veneto e il Patriarcato di Venezia), della Diocesi di Roma ed anche della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I.
Il percorso inizia ovviamente a Canale d’Agordo, paese dove Luciani nacque il 17 ottobre 1912, passando poi per tutti quei luoghi che segnarono la sua presenza e missione nella Chiesa. Ci si accosta alla sua casa natale, alla chiesa di San Giovanni Battista che vide fiorire la sua chiamata e risposta vocazionale ma anche, ad esempio, ad una via crucis dedicata all’illustre concittadino (con formelle di Franco Murer) e consistente in una bella passeggiata di 2 km a partire dalla piazza di Canale e lungo la via Cavallera, a fianco del torrente Biois.
Il cammino può proseguire con tappe, tra l’altro, presso il Seminario e il Museo diocesano di Feltre, il santuario dei Santi Vittore e Corona, il Centro Papa Luciani di Santa Giustina Bellunese, il Seminario Gregoriano e la cattedrale di Belluno nonché la parrocchia di Agordo (prima “officina di lavoro pastorale” del giovane don Albino).
A Vittorio Veneto – dove Luciani fu vescovo dal 1959 fino al suo trasferimento a Venezia – non possono mancare le tappe al Castello di San Martino in località Ceneda (sede vescovile) e alla cattedrale di Santa Maria Assunta e San Tiziano Vescovo. E, di seguito, si arriva alla parte veneziana del cammino, che è stata curata da un’équipe coordinata da Milena D’Agostino (Pastorale cultura e turismo del Patriarcato e Archivio storico diocesano) e comprende tre luoghi: la cattedrale di San Marco Evangelista, la basilica della Madonna della Salute e la Biblioteca diocesana intitolata a Benedetto XVI. Ma si possono aggiungere, se c’è tempo, anche le visite alla basilica dei Frari e alla chiesa di San Rocco.
«Ci si può avvicinare a questi luoghi attraverso lo sguardo di Papa Luciani – spiega Milena D’Agostino -. Uno sguardo curioso, attento all’umano e soprattutto a comunicare la bellezza tentando di arrivare ai più semplici. Ci siamo riferiti all’iconografia di questi luoghi e ad alcune considerazioni espresse dall’allora Patriarca nelle sue omelie e nei vari interventi che ha tenuto in quei luoghi che potremmo, insomma, cogliere e assaporare attraverso il filtro dei suoi approfondimenti». L’itinerario veneziano ha, come filo conduttore, la spiccata attenzione di Luciani per la Madre di Dio e così «spiegheremo le opere e guarderemo a Maria utilizzando i suoi pensieri, le sue riflessioni, le sue citazioni, il suo cuore di patriarca».
Dal lavoro di elaborazione e realizzazione di tali itinerari veneziani è emersa anche la particolare concezione dell’arte che aveva Luciani: «Siamo rimasti molto colpiti, leggendo la sua storia e approfondendo la sua figura, soprattutto da una frase. Lui diceva sempre che gli uomini partono dalle cose viste per elevarsi all’intelligenza e alla virtù. L’arte quindi come veicolo della fede, dove è possibile intraprendere effettivamente un viaggio di elevazione personale, a partire dalla percezione visiva e arrivando ai significati nascosti delle immagini che ti portano ad un’elevazione interiore. Dobbiamo partire da quello che vediamo e da quello di cui facciamo esperienza per elevarci all’intelligenza e alla virtù».
Milena D’Agostino sottolinea anche un altro elemento che caratterizza l’itinerario veneziano di Luciani: «Il suo grande amore per una città che aveva conosciuto certamente da bambino, anche attraverso gli occhi dei genitori e che poi ha potuto sperimentare come Patriarca di Venezia. Un amore vissuto con quella semplicità – “Humilitas” era, del resto, il suo motto – che ha sempre contraddistinto tutto il suo percorso. E anche i veneziani l’hanno profondamente amato». Il percorso in città, promette, «svelerà dei luoghi fondamentali per Luciani ed anche qualcosa che non è mai stato visto prima, come la sua biblioteca personale, che è conservata presso l’Archivio storico del Patriarcato e presenta gran parte dei volumi personali di Papa Luciani – con le sue annotazioni e chiose autografe – e che, grazie a un progetto fortemente voluto dalla Fondazione vaticana Giovanni Paolo I, sono stati catalogati e rivalutati con un intento di ricostituzione, tutela e valorizzazione, memoria accessibile e viva».
L’itinerario “Dalle Dolomiti alla cattedra di Pietro” finisce naturalmente a Roma (San Giovanni in Laterano, San Pietro e basilica di San Marco Evangelista) ma va segnalato che la Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo ha preparato almeno due altri percorsi: uno si staglia decisamente lungo le Dolomiti, tra chiese e santuari a cui Luciani era legato; l’altro porta invece nei luoghi dei Papi del ‘900 di origine lombarda e veneta (Pio X, Pio XI, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I).
Chi è interessato all’intera proposta e ai vari itinerari previsti può fare riferimento alla Fondazione (e-mail: info@fondazionepapaluciani.com). Chi è invece incuriosito dal ripercorrere le tappe veneziane sopra indicate, rilette sotto lo sguardo di Albino Luciani, può scrivere a: turismo@patriarcatovenezia.it. Per diventare pellegrini di speranza al seguito dell’umile Papa del sorriso.
Alessandro Polet