Che cos’hanno in comune Totti e Bergoglio? Il nome Francesco, certamente. Ma soprattutto un’altra cosa, che si è ben vista in questi ultimi giorni, nel caso di Totti, ed è sempre evidente nel caso del Papa.
E’ la capacità di comunicare e di esercitare appeal presso i mass media. L’addio al calcio del capitano della Roma risulta l’evento più seguito e che più ha bucato lo schermo, tra domenica e lunedì. Ci sono stati molto melodramma e artificio nell’addio del calciatore. Però c’erano anche numerosi valori positivi: la fedeltà alla squadra e alla famiglia, in primo luogo. Poi l’impegno, la tenacia… e quel gesto simbolico di passare la fascia da capitano al bambino più piccolo delle giovanili della Roma: un passaggio di testimone che sottolinea il senso della vita.
Che tutto poi corrisponda al vero, a ciò che davvero sente e pensa Totti non sappiamo dire. Però conta molto quel che passa nei destinatari, nel pubblico.
Che Papa Francesco comunichi con forza dirompente e disarmante è sotto gli occhi di tutti. Basta vedere la sua recentissima visita a Genova (vedi a pag. 3). La vita buona del Vangelo convince grazie alle sue parole, amplificate da giornali, tivù e web.
Basterà questo per ricordare quanto quasi tutto ciò che l’uomo moderno pensa, dice e fa passa per i media. Oggi più che mai. Lo dimostrano i due Francesco.