«E’ più difficile di quello che pensiamo riuscire ad avere uno spirito saggiamente critico. Credo che la sfida educativa abbia qui il suo inizio: aiutare noi stessi e gli altri – i giovani in modo particolare – ad avere uno sguardo critico su quella che è la proposta che viene fatta comunemente. E’ inquietante il pensiero unico dominante che, senza che ce ne accorgiamo, ci porta tutti a ragionare nello stesso modo, a non avere la capacità di percepire che potrebbero esserci anche altre risposte». È una delle riflessioni condivise ieri sera dal Patriarca Francesco durante l’assemblea della collaborazione pastorale di Campalto-Tessera – presso il patronato di Campalto – dal titolo “La Chiesa in uscita che legge i segni dei tempi”. Un tema importante, quello della necessità di assumere uno spirito critico, da mettere in atto anche nei confronti dei potenti mezzi di comunicazione con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Solo così, infatti, non saremo condizionati e dominati da loro.
Perché se è vero – chiarisce il Patriarca – che certi strumenti di comunicazione tendono a rendere spesso superfluo il rapporto umano fra le persone, è altrettanto vero che dobbiamo imparare ad imporci il rapporto personale con gli altri. «Il rapporto umano non è mai superfluo – commenta – e dobbiamo avere il coraggio di dire che i mezzi di comunicazione ci fanno contattare ma non incontrare le persone. Recuperare quel rapporto che è la relazione interpersonale: questo è importante. Ricordiamoci che mille contatti valgono meno di un incontro personale con l’altro».
Un altro tema affrontato è stato quello del senso del limite che significa riconoscere che, anche potendo, io non devo pretendere di essere tutto e di fare tutto. «Muoverci in questa prospettiva – afferma mons. Moraglia – ci riconcilia col nostro essere uomini. Il senso del limite cosa comporta? Il rispetto della vita nella consapevolezza che essa non è un assoluto eterno, ma che noi abbiamo una parabola».
Marta Gasparon