Il secondo (ed ultimo) fine settimana dedicato alla Visita pastorale nella collaborazione di Cavallino-Treporti, è stato per il Patriarca Francesco l’occasione per conoscere più da vicino anche il mondo dello sport del territorio. Ad accoglierlo, intorno alle 16.30 di questo pomeriggio, c’erano un centinaio di atleti ai quali il Vescovo di Venezia ha voluto affidare un messaggio chiaro, ricordando alcune celebri personalità dello sport.
Al centro della sua riflessione, vivere l’attività sportiva come un qualcosa di educativo, che permetta di affinare la consapevolezza di noi stessi e di renderci utili agli altri componenti della squadra. «Avere una giusta autostima – commenta infatti mons. Moraglia – questo è importante nella vita, il che non significa essere arroganti. Mi hanno sempre colpito quei giocatori che rimangono umilissimi anche quando sono al vertice della loro carriera». E accanto alla definizione di sport – inteso come un’arte – il Patriarca affronta anche l’importanza del ruolo dei genitori in ambito sportivo. E lo fa riportando l’esempio dell’ex giocatore di tennis Andre Agassi che, nel suo libro autobiografico “Open”, racconta di un padre dispotico il quale, fin dall’età di 4 anni, lo sottoponeva ad allenamenti durissimi per farlo diventare un campione. Il risultato? Accanto ad una consapevolezza del proprio talento, è nato – in Agassi stesso – un sentimento di odio verso il tennis. «Sono proprio i genitori – commenta il Patriarca – a dover riflettere su come accompagnano i propri figli alle loro passioni».
Moreno Vanin, presidente del Litorale Nord, sottolinea invece come, nello sport, sia fondamentale il rispetto dell’avversario e dell’arbitro. Un argomento, questo, ripreso anche da mons. Moraglia, che ha autografato un pallone da basket e al quale è stata donata una maglietta con stampato il suo nome. «Anche quando diventerete dei fuoriclasse – conclude – chiedetevi sempre come avete vinto: avete barato? Avete rispettato l’avversario e le regole? Dandovi queste risposte, avrete la vostra felicità».
(con la collaborazione di Giuseppe Babbo)
Marta Gasparon