Sono appena rientrati dalla prima di cinque missioni mediche previste per il 2024 e già parlano di tornare. Sono i medici e sanitari trevigiani e veneziani che a Lokomasama, paesino della Sierra Leone, stanno dando speranza di cure ad un popolo che è tra i più poveri al mondo. Lì manca tutto, anche il cibo. La sanità è a pagamento e, considerati gli stipendi medi, che variano dai 40 ai 50 euro al mese, molte persone non riescono a curarsi e talvolta muoiono per mancanza di un minimo di assistenza sanitaria.
Una semplice tac, che deve essere effettuata nell’ospedale della capitale, arriva a costare 350 euro, che corrisponde a quanto guadagnerebbe una persona in quasi un anno di lavoro. Quei pochi che riescono ad arrivare in tempo nelle strutture sanitarie “pubbliche” trovano ospedali fatiscenti e devono pagarsi le garze, i cerotti, le medicine e addirittura il materiale per gli interventi chirurgici.
Essenziale è dunque il supporto fornito da Around Us Onlus, l’associazione trevigiana diretta dall’urologo Massimo Dal Bianco con le missioni mediche presso il “Love Bridges Health Center” di Lokomasana. Grazie a padre Ignazio Poddighe, missionario della Sardegna, e al suo gruppo “Love Bridges Onlus” è stata creata una vera e propria cittadella della salute che è stata dedicata a Giovanni Paolo II. Un centro di sanità qualificato, in grado di offrire cure mediche gratuite e di qualità grazie a tanti volontari italiani e veneti in particolare.
Nel 2023 sono state effettuate 4 missioni mediche mentre per il 2024 ne sono previste 5, di cui una con alcuni sanitari dell’Ospedale Gemelli di Roma. I volontari vanno sul posto a titolo gratuito, il più delle volte durante le loro ferie e i medici, addirittura, si autotassano pagandosi tutto, dal biglietto d’aereo al vitto e all’alloggio.
La prima missione di quest’anno ha visto la partenza da Treviso, lo scorso 26 gennaio, del dottor Massimo Dal Bianco, urologo veneziano e presidente di Around Us Onlus, del professor Annibale D’Annibale, chirurgo generale trevigiano, di Stefania Sterlicchio, anestesista veneziana, di Martine Mazzon, strumentista, e Sara Nalin, assistente di sala a Monastier di Treviso.
«Quando siamo arrivati sul posto – raccontano – abbiamo trovato ad attenderci una lunga fila di persone. Il primo giorno abbiamo fatto le visite e poi abbiamo iniziato subito ad operare, dalla mattina presto fino a tarda sera».
L’ intera équipe nel corso delle due settimane ha svolto circa 40 interventi chirurgici, anche complessi. Di questi, oltre una decina sono stati di tiroidectomia parziale. Tutti interventi che nel Paese africano hanno un costo che può arrivare fino a 1000 euro e che i medici di Around hanno fatto gratuitamente.
«Può sembrare paradossale, ma siamo ripagati alla grande», commentano i medici dalla sede di Around. «Siamo stati ripagati dalla gioia delle donne che tornano a vivere dignitosamente dopo che sono stati tolti loro gozzi tiroidei anche di 20 centimetri che deturpavano il volto e per i quali venivano escluse dalla società; dalla felicità di chi è stato operato di prostata con catetere a dimora e che quando siamo andati via ha potuto riprendere le sue funzionalità fisiologiche per via naturale o da chi è tornato a sperare dopo che gli è stato tolto un tumore allo stomaco», afferma il dottor Dal Bianco.
«In Sierra Leone – continua D’Annibale – non c’è diagnostica con immagini, si opera con diagnosi clinica solo quello che si vede e si sente attraverso la semeiotica».
Ed ecco perché un’esperienza di questo genere, in particolare per i giovani medici specializzandi, potrebbe essere una palestra clinica.
«Lanciamo l’appello a tutti i medici e sanitari che vogliono venire in Sierra Leone», prosegue Massimo Dal Bianco. «L’associazione si occuperà anche di formarli preventivamente in modo tale che seguano un protocollo. Ciò di cui dovranno essere dotati è una grande elasticità, saper lavorare in gruppo e andare con uno spirito di servizio in grado di affrontare situazioni che nei paesi occidentali difficilmente immaginiamo. Ma sarebbe sicuramente una grande esperienza, come lo è ogni volta anche per tutti noi».