Non può e non deve succedere che sette persone muoiano in pochi mesi, a Mestre, per droga. Sembra di tornare agli anni ’70-’80 e alla prima invasione di eroina, dagli effetti tragici.
Siamo certi che le forze dell’ordine stanno lavorando con efficacia per stroncare la componente criminale del fenomeno. È molto probabile che il traffico si concentri nella zona della stazione; d’altronde, basta passare a qualsiasi ora, anche di mattina presto, per vedere persone – centrafricani, in particolare – intenti a fare le sentinelle agli incroci e a guardarsi intorno sospettosi o in attesa di qualcuno e qualcosa.
La repressione è necessaria, ma non basterà a spegnere il problema. Perché chi delinque va preso e punito; nel caso di stranieri, se la legge lo consente, anche espulso dall’Italia. Ma c’è un livello di contorno, di persone coinvolte in questi traffici di morte, cui va data la possibilità di uscire dalla delinquenza e trovare una strada pulita.
Bisognerebbe poi anche domandarsi come mai, nonostante decenni di informazione ed educazione contro l’uso delle droghe, c’è chi ci casca ancora. Rassegnarsi al fatto che sia ineluttabile che ci siano dei deboli, che prima o poi fumeranno o si inietteranno degli stupefacenti, ci pare una resa insopportabile. Forse, però, bisognerà trovare parole nuove e fatti nuovi per convincere le nuove generazioni. Che i sette poveri morti di queste settimane siano davvero gli ultimi.