Nel tempo dell’intelligenza artificiale c’è ancora più bisogno di simboli, come l’Annunciazione di Tiziano. Lo sottolinea il Patriarca Francesco, intervenendo nella mattinata di lunedì 25, nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia, all’incontro di presentazione dell’opera appena restaurata. Un intervento portato a termine grazie alla cura appassionata della Scuola per il proprio patrimonio – come ricorda il Guardian Grando Franco Posocco – e grazie all’interesse e al finanziamento del comitato privato Save Venice.

«L’intelligenza artificiale – afferma il Patriarca – serve a migliorare la nostra esistenza e contiamo soprattutto che possa migliorare la scienza biomedica. Ma nel tempo della tecno-scienza c’è bisogno di avere un rapporto grande con la creatività umana. Abbiamo infatti una storia e dei popoli che non sono consci del loro valore e del loro passato non riescono a credere in se stessi e perciò non hanno futuro».
In questo senso Venezia – e l’opera di Tiziano appena restaurata – hanno un ruolo importante. «Questo quadro – prosegue mons. Moraglia – è un simbolo cristiano importante. E dico simbolo nel senso usato da Sant’Agostino per questa parola: una realtà che va oltre».
Nell’Annunciazione dipinta dal Vecellio (in una data non precisata ma oscillante tra il 1522 e il 1537) «la carne e il sangue interpellano l’umano al femminile coinvolgendo il biologico: così il Verbo si è fatto carne. Da un sì, quello di Maria, inizia una vita nuova, che non è una vita sopra i tetti, ma una vita che cammina lungo le strade del mondo. La fede cristiana non è fideistica, soprannaturalistica, è soprannaturale: significa che soprannaturale e umano si incontrano, così come mostra in pienezza questo capolavoro».
Giorgio Malavasi – Silvia Piovesan
(Un più ampio articolo uscirà nel numero di Gente Veneta in distribuzione da giovedì 28 marzo)