Se c’è una cosa elementare (ma fondamentale) che, una volta di più, i grandi eventi atmosferici dei giorni scorsi hanno insegnato è che l’opera di manutenzione – ordinaria e straordinaria – delle chiese rappresenta un’esigenza sempre più urgente e necessaria e che richiederebbe un’attenzione – anche in termini di risorse – molto più spiccata e soprattutto continuativa.
«Oggi parliamo di eventi atmosferici straordinari – osserva don Gianmatteo Caputo, delegato patriarcale per i beni culturali ecclesiastici – ma, visto l’evolvere del clima in questi anni, risultano sempre più frequenti. Ci hanno di nuovo ribadito che gran parte degli edifici sacri hanno la necessità fortissima di una manutenzione ordinaria e straordinaria che possa prevenire o ridurre le conseguenze di condizioni meteorologiche anche così avverse. Mi riferisco alla manutenzione che deve riguardare in particolare tegole, coperture, serramenti e vetrate delle nostre chiese, tutti elementi sottoposti, ad esempio, a folate di vento molto più forti che in passato e che una manutenzione accurata potrebbe attenuare nelle conseguenze, salvo appunto gli eventi veramente eccezionali o imprevisti; in questi ultimi casi, infatti, la forza del vento ha messo e mette a dura prova anche i serramenti con tenuta ottima. E, infatti, purtroppo anche in edifici nei quali si era intervenuti di recente ci sono stati dei danni».
Don Caputo ripercorre idealmente la mappa dei luoghi (di alcuni, almeno, visto che non tutti sono ancora conosciuti e censiti) che hanno subito danni e conseguenze da pioggia, vento e grandine dei giorni scorsi: «La mattina successiva agli eventi avevamo tra l’altro già in programma un giro in alcune chiese e in alcuni campanili di Venezia e abbiamo potuto constatare dal vivo che più di qualche struttura aveva subito danni». Esempi? A causa del maltempo la chiesa di S. Maria Mater Domini si è ritrovata completamente allagata e così pure una navata della chiesa della Madonna dell’Orto; a S. Geremia è caduta una vetrata dalla lanterna che è sopra la cupola centrale; qualche problema hanno registrato pure i campanili di S. Samuele e S. Salvador (lastre sollevate) mentre delle infiltrazioni d’acqua hanno toccato parecchie chiese tra cui anche quella (peraltro chiusa) di S. Aponal. Oltre alla caduta del “muro” a fianco della chiesa di S. Girolamo, poi, nella basilica della Salute si sono infrante delle vetrate, con qualche piccolo allagamento; nella chiesa di S. Fantin – recentemente restaurata – si è avuto un allagamento nella parte vicina alla sacrestia ed inoltre è caduto qualche pezzo di vetrata della facciata.
Difficile, se non impossibile, quantificare ad oggi il numero degli edifici colpiti e l’entità dei danni subiti dalle chiese veneziane, anche perché alcuni stanno emergendo solo a giorni di distanza o non sono stati ancora comunicati. Per il delegato «in parecchi parroci, purtroppo, subentra oltretutto una certa rassegnazione, ogni volta che si susseguono certi eventi; li invitiamo però a segnalarci tempestivamente i danni avuti, anche per capire bene quali sono le coperture assicurative. Un grande e più specifico problema, inoltre, riguarda i campanili delle chiese. Una volta erano tutti o quasi intonacati e l’intonaco non era lì solo per estetica ma serviva da protettore per il tessuto murario della struttura; adesso invece sono ormai quasi tutti “a vista” e così, oltre a presentare eventi di caduta del poco intonaco rimasto, c’è tutta la questione del degrado del materiale sottostante… E questo diventa un problema per la conservazione e la sicurezza della struttura».
Alessandro Polet