È scomparsa nei giorni scorsi nella sua casa di Marghera, a cento anni d’età, Flavia Ferrarese Patron.
Flavia, che GV aveva intervistato proprio al compimento dei cent’anni, è stata per tantissimi anni una delle persone più attive e impegnate nella parrocchia di Sant’Antonio, di cui era memoria storica.
Nata nel 1924 a Marghera in via Francesconi, aveva sempre vissuto nella Città Giardino. Dopo il matrimonio con Arturo Patron, celebrato da padre Tito Castagna il 14 giugno 1947 nella sua parrocchia di S. Antonio, si era trasferita in una delle casette con giardino che si trovano nella rete di viuzze tra Via Trieste e Via Parco Ferroviario. E in questa casa, costruita in economia dal marito, ha potuto vivere fino alla fine, sostenuta delle quattro figlie e dal figlio. Ricordava di quando “putea andavamo a Messa in Via Piave alla Madonna di Lourdes o a San Lorenzo”, dove Flavia era stata battezzata, poiché ancora la chiesa di S. Antonio non era stata costruita. Poi (nel 1926, lei già c’era) arrivarono a Marghera i primi francescani che nel fine settimana, su richiesta del vescovo di Treviso (della cui diocesi allora Marghera faceva parte), venivano inviati dai Frati Minori di Venezia a Marghera per la cura pastorale dei fedeli e per la Messa domenicale, che veniva celebrata nella scuola elementare “Filippo Grimani”, dove i frati venivano anche ospitati, dal momento che ancora non era stato costruito neppure il convento.
Si può dire che la vita di Flavia sia coincisa con quella della prima comunità cristiana di Marghera, che agli inizi si appoggiava a quella di San Lorenzo di Mestre, dove a 5 anni e mezzo Flavia ricevette la Cresima, “perché mia madre non aveva voluto che facessi la Prima Comunione, perché ero troppo piccola … e allora padre Salvatore mi fece fare la Cresima”.
Ed è soprattutto l’impegno in parrocchia, istituita nel 1946, che faceva dire a Flavia: “Vivevo in parrocchia, per me era la seconda casa… Dopo la guerra rancuravo i fioi, molti orfani, per accompagnarli a Messa”. Quando passava in via Calvi e in via Casati con i bambini per portarli a Messa dicevano che passava “la chioccia con i pulcini e … arrivati in chiesa li facevo cantare”.
Poi una lunga “carriera” di catechista. Con il gruppo dell’Azione Cattolica, inoltre, Flavia mise su una sorta di scuola materna gratuita, perché “tenevamo i bambini in patronato fino al pomeriggio”, quando i genitori ritornando dal lavoro venivano a riprenderli. L’attività di Flavia si era estesa alla collaborazione con padre Agostino Faedo alla Casa del Fanciullo, collaborazione che, quando diventò parrocchia dei Santi Francesco e Chiara, continuò con il primo parroco don Ottavio Trevisanato e quindi con don Marco De Rossi, che a volte chiamava “la nonna Flavia” a dare la sua testimonianza in comunità.
E quando GV le chideva quale fosse il segreto della sua sana longevità, Flavia dava questa risposta: “Vivere tranquilli, aiutare chi ha bisogno, pregare per chi non prega”.
(G.C.)