È stato, per molto tempo, una figura cara e quotidiana per chi frequenta la chiesa dei Cappuccini di Mestre o anche solo per chi ci passa spesso a fianco. Era, infatti, impossibile fino a pochi giorni fa non notare quel frate dal volto sereno e gioviale, sempre intento a svolgere uno dei suoi tanti, umili e preziosi servizi per il convento.
Fra Innocenzo Fiorio (il nome di battesimo era, però, Antonio) è morto sabato scorso all’ospedale dell’Angelo di Mestre dove era ricoverato da alcuni giorni per le conseguenze di una brutta scivolata, avvenuta proprio durante uno dei suoi impegni in portineria, che gli aveva fatto battere violentemente la testa procurandogli una fatale emorragia cerebrale.
Fra Innocenzo aveva 84 anni ed era il portinaio del convento dei Cappuccini; rappresentava, quindi, il primo volto incontrato dai tanti che bussano ogni giorno a quella porta. Sempre lì riceveva le prenotazioni e le offerte per le messe ma si occupava anche assiduamente del giardino del chiostro e del piazzale della chiesa, della raccolta delle offerte dei fedeli durante le Messe, dei ceri votivi e di tanti altri piccoli servizi. Originario di S. Stefano di Zimella (Verona), era entrato undicenne nel Seminario dei Cappuccini di Thiene con una presentazione lusinghiera fatta dal suo parroco: «Il ragazzo è di ottimi costumi, di indole dolcissima e dà affidamento». Aspira unicamente ad essere (e restare) semplice frate; nel 1962, a Mestre, si consacra definitivamente a Dio. Andrà poi a Villafranca Veronese, al Redentore di Venezia (con compiti di economo della fraternità), a Padova, a Thiene, a Conegliano, a Trieste e nel 2014 ritorna di nuovo a Mestre.
«Aveva un bel carattere, sapeva fraternizzare subito con tutti», lo ricordano oggi i suoi confratelli ed in particolare fra Mario Ponzin, suo compagno di noviziato. «Amava tanto scherzare e si era coniato il soprannome di “Inox” con cui la gente lo conosceva e lo chiamava. Sempre vestito con il suo saio e – nella stagione fredda – con il classico mantello, era il frate cappuccino più conosciuto. Teneva la tabacchiera sempre a portata di mano ed offriva una presa ad amici e conoscenti, con insistito garbo, sorridendo soddisfatto alle reazioni procurate». Aveva fatto così anche con i ladri che, qualche anno fa, aveva sorpreso nottetempo all’interno della chiesa mestrina intitolata a S. Carlo, dove si erano introdotti per rubare qualcosa dalle cassette delle offerte. Raccontano che, per nulla intimorito, «è andato verso di loro offrendo una presa di tabacco e mostrando che le cassette delle offerte erano vuote e non occorreva forzare l’apertura… E poi li ha accompagnati all’uscita».
Dopo le esequie, celebrate a Mestre la mattina di giovedì 21 marzo, fra Innocenzo riposa nelle tombe dei Cappuccini al cimitero di Thiene. Ai suoi confratelli – ed anche a quanti lo hanno conosciuto in questi anni o anche solo incrociato qualche volta – «lascia un grande vuoto, ma anche una ricca eredità umana e spirituale».
Alessandro Polet