«Mettersi in una situazione di evangelizzazione di strada vuol dire contare su di Lui più che su di noi e sperimentare e toccare con mano quello che Paolo ha provato nella sua carne e ha annunciato alla Chiesa di sempre: quando sono debole allora sono forte».
È il suggerimento che il Patriarca Francesco lascia ai giovani convenuti, nella serata di sabato 2 marzo, Sabato di Carnevale, nella chiesa di San Giovanni Elemosinario a Venezia.
I giovani stanno per iniziare la serata di evangelizzazione di strada. Si muoveranno fino notte per le calli attorno a Rialto, nella serata carnascialesca che spesso si spinge nella trasgressione. E annunceranno alle persone incontrate che c’è dell’altro, c’è un Vangelo che vale la pena di essere conosciuto e ascoltato.
Ormai da anni, l’ultimo sabato di Carnevale viene accompagnato così; e il Patriarca è quasi sempre presente per un saluto ai giovani evangelizzatori e, soprattutto, per offrire loro una riflessione e la celebrazione insieme dell’Eucaristia.
Quello che è accaduto anche stasera: «Evangelizzare stasera per strada – ha sottolineato mons. Moraglia – non significa fare operazione di marketing né vuol dire mettere al centro gli elementi umani della nostra capacità di convincere gli altri. Nell’atto di fede e di umiltà vogliamo invece renderci Suoi strumenti, Sua presenza, Sua parola, Suo gesto e Suo sorriso».