Con l’ultimo intenso episodio perturbato di domenica 10, i quantitativi complessivi di precipitazione caduti mediamente sul territorio regionale veneto nei primi 10 giorni di marzo rappresentano il record di piovosità dell’ultimo trentennio. I precedenti record per lo stesso periodo appartenevano al 2020 e al 2016.
Lo segnalano i dati di Arpav. Le aree più colpite dalle precipitazioni abbondanti sono state quelle montane e pedemontane e in particolare quelle prealpine dove si sono registrati localmente totali pluviometrici intorno ai 300 millimetri. Il massimo, di 325 mm, è stato registrato a Recoaro, in provincia di Vicenza.
La piovosità media sulla regione di questa prima decade di marzo (87 mm circa caduti in media sul Veneto) rappresenta un valore oltre tre volte quello normale (26 mm circa riferito al periodo 1993-2023) ma nelle zone prealpine più colpite si arriva anche a 5-6 volte.
Tanto per avere un’idea: tra febbraio e l’inizio di marzo su tutto il Veneto sono caduti 4,5 miliardi di metri cubi di pioggia (per una media di 257 millimetri a metro quadrato), cioè tant’acqua quanta ne serve per irrigare per un anno e mezzo tutte le campagne del Veneto.
Il “piano laghetti” (vedi l’ampio servizio pubblicato in Gente Veneta in distribuzione da venerdì 15 marzo) consentirebbe di accumulare cento milioni di metri cubi di acqua, quanta ne occorre per dissetare i campi per una ventina di giorni in un periodo di siccità (ovviamente i laghetti si possono poi ricaricare più volte nel corso di un anno: basta che piova).
Per rendersi conto della capienza e del fabbisogno di cui si sta parlando: il lago di Garda contiene fino a 50 miliardi di metri cubi di acqua, più o meno 11 volte quanta ne è caduta da febbraio a oggi in Veneto, ovvero 500 volte quanto ne conterranno i cento “laghetti” in fase di progettazione.
Giorgio Malavasi