Ci vorrà almeno un mese prima di vederlo in farmacia. Intanto, però, esiste. È il test nasale fai-da-te.
Si prende il bastoncino, lo si infila in ciascuna narice cinque volte, senza andare in profondità ed evitando così il fastidio dei tamponi usati finora. Poi lo si mette nella provetta in cui c’è il reagente e con qualche goccia si bagna la “saponetta”. Nel giro di un paio di minuti l’esito: si colora una sola banda? Negativo. Si colorano entrambe? Positivo.
«È una svolta», sottolinea il presidente del Veneto, Luca Zaia, che davanti alle telecamere – oggi dalla sede di Marghera della Protezione civile – testa su di sé il tampone.
E si capisce: è un metodo molto semplice, che si può fare senza bisogno di medici o di infermieri. Ha un risultato pressoché immediato e un’attendibilità molto alta.
Quanto al costo, per ora solo ipotesi: «Visto che al produttore costa sui tre euro, bisognerà capire che ricarichi ci saranno nei vari passaggi, fino alla farmacia». A presentare il nuovo test insieme a Zaia, c’è Roberto Rigoli, primario di microbiologia all’ospedale di Treviso e coordinatore della sperimentazione del nuovo tampone.
«È già da alcuni mesi – spiega – che lo stiamo provando. Il test è realizzato da un’azienda farmaceutica e noi lo abbiamo provato sui pazienti, sempre in doppio con il classico tampone molecolare. Abbiamo così dato all’azienda suggerimenti e indicazioni per migliorarne l’efficacia e semplificarne l’uso».
In effetti – precisa Zaia – c’è tutto il mondo dell’industria farmaceutica che sta lavorando sull’innovazione nella diagnosi per il Covid-19. Quindi è prevedibile che di qui a pochi giorni o settimane arrivino altri prodotti del genere. «La Germania – aggiunge il dott. Rigoli – è già molto avanti da questo punto di vista e si avvia all’acquisto di grosse quantità di tamponi per autodiagnosi».
In Italia, a questo punto, c’è da attendere che la sperimentazione di Treviso termini, ampliandosi ad alcuni altri ospedali veneti, tra cui quello di Mestre. Poi, se verrà confermata l’attendibilità del test, lo studio di Rigoli verrà portato all’Istituto superiore di Sanità, che dovrà validare il nuovo tampone, che finalmente arriverà nelle farmacie. Accadrà entro la fine di quest’anno? Per ora la domanda non ha risposta certa.
«Oso immaginare – conclude Roberto Rigoli – alcune conseguenze dell’impiego massiccio di questo tampone. Per esempio, potrebbe essere usato sistematicamente da ristoranti e hotel: chi lavora in attività adesso in difficoltà potrebbe offrire ai clienti la certezza di offrire un servizio Covid free». (G.M.)