«Antonio Vivaldi, oltre che un genio della musica, è stato un appassionato educatore. Ha insegnato per tanto tempo all’ospizio della Pietà, nella sua Venezia, dove erano ospitate le ragazze più sfortunate. Lì Vivaldi ha creato un legame tra arte e carità, che sono entrambe due grandi azioni gratuite, che apparentemente non servono a nulla, ma che in realtà costruiscono il mondo».
Lo dice Davide Rondoni, direttore artistico di VivaVivaldi, alla presentazione della mostra immersiva e multisensoriale dedicata al musicista veneziano, che aprirà da sabato 13 maggio nelle sale del Museo diocesano di Venezia, a pochi passi dalla Basilica di San Marco.
La mostra propone un modo nuovo di proporre un bene culturale e, per la prima volta, questo format viene applicato ad un musicista. Molte le tecnologie utilizzate e tra queste il videomapping, finora mai applicato con questo livello di dettaglio ad un ambiente interno. La scansione in 3d delle architetture interne delle sale si unisce infatti all’uso combinato di 12 proiettori, del suono dolby surround e di alcuni effetti speciali. Sono riprodotti e fanno parte dell’esperienza del visitatore anche le sensazioni d’ambiente e i profumi delle quattro stagioni.
«Antonio Vivaldi – commenta il direttore del Museo diocesano di Venezia, don Gianmatteo Caputo – viene presentato attraverso l’emozione generata dall’ascolto della sua musica ma anche richiamando quella fede cristiana che ha incarnato nella sua vita di genio. La sua creatività, l’impegno educativo verso le giovani della Pietà, il fascino e il timore verso la bellezza della natura sono illustrati come le doti e le attitudini cristiane con le quale ha cercato una risposta alle avversità della vita».