Venerdi, 17 Marzo 2017
Disfagia, deglutire male: il rimedio costa quasi una pensione
B
ere. A un anziano su cinque può costare una pensione minima. E a molti disabili quanto un’accompagnatoria. O quasi: poco meno di 400 euro al mese spesi per il più semplice ausilio in commercio capace di evitare il soffocamento.Si chiama polvere addensante. E facilita l’assunzione di cibi e bevande nel caso di disfagia: disfunzione della capacità di deglutizione che colpisce spesso non solo gli over 50, ma anche bambini e giovani affetti da patologie degenerative e neuromotorie.

Secondo i dati della Federazione Logopedisti Italiani, un quinto della popolazione sopra i 50 ne è colpita. Negli anziani ricoverati la percentuale sale al 60%. Ogni malato di Sla soffre anche di disfagia. Fino al 90% dei parkinsoniani ne è affetto in fase avanzata. E la percentuale in chi è colpito da ictus oscilla tra il 40% e l’80%. Dal 33% al 43% sono invece i pazienti con sclerosi multipla che faticano a deglutire.
Il rischio che corrono queste persone nel bere o mangiare alimenti non sufficientemente addensati può arrivare al soffocamento. Ma anche a possibili polmoniti provocate dal costante andare di traverso. Inclusa malnutrizione, disidratazione e isolamento sociale.
Solo il 5% dei disfagici è diagnosticato: gli altri sono inconsapevolmente incapaci di deglutire correttamente, e la diagnosi arriva spesso a danno compiuto, dopo un ricovero dovuto alle conseguenze della patologia.
Un iceberg sommerso di popolazione la cui semplice scoperta dell’addensante alimentare (e un’agevolazione nel suo acquisto) potrebbe aumentare considerevolmente qualità e aspettativa di vita, permettendo di abbattere la spesa dei numerosi ricoveri a carico del nostro servizio sanitario.
Di fatto, si tratta di una polvere salva vita, che assorbendo l’acqua rende da cremoso a gelatinoso qualsiasi liquido istantaneamente, mantenendo inalterate le sue proprietà.
Amido di mais, amido di patate modificato in laboratorio, gomma naturale: molte sono le varianti nel composto, ma poche, o nessuna, nel costo: circa un euro di materia prima (spesso importata dall’estero) in una ventina d’euro di confezione esposta in farmacia.
Una polvere che evita sì il soffocamento. Ma soffoca con il prezzo. E non essendo considerato un farmaco non è, ad oggi, né prescrivibile né detraibile.
Le alternative al salasso economico? Flebo quotidiane, un sondino naso gastrico che trasporta il cibo per le vie nasali o la Peg, un intervento allo stomaco che permette ai preparati alimentari di transitarvi direttamente, attraverso un tubicino. Soluzioni invasive che bypassano il piacere della degustazione dei cibi, e che un buon medico dovrebbe considerare solo come ultima opzione nei casi più gravi e nelle fasi più avanzate della disfagia.
Giulia Busetto
(Un ampio servizio sul tema è in Gente Veneta in distribuzione da giovedì 16 marzo)
Tratto da GENTE VENETA, n.11/2017
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