Venerdi, 13 Gennaio 2017
Azioni di polizia a Mestre: bene, ma non basta
M
artedì 10, in due operazioni, i vigili urbani di Venezia hanno arrestato degli spacciatori e sequestrato droga a Mestre. Alla Cipressina hanno bloccato un italiano con un chilo e mezzo di eroina; in via Monte San Michele, nei pressi della stazione ferroviaria, hanno stoppato degli africani con un etto e mezzo di marijuana.
Queste sono solo le ultime di una lunga serie di azioni intraprese dalla Polizia locale nell'ultimo anno e mezzo, cioè da quando la Giunta Brugnaro ha dato un input in questo senso: la sicurezza come obiettivo basilare e la lotta allo spaccio di droga fatta con determinazione.
Un plauso: chi delinque va fermato. Chi spezza le regole e attenta all'altrui salute e dignità va bloccato. Si continui così. Però si faccia anche una riflessione che va più in là. Perché, per esempio, un anno e mezzo di azioni di polizia nella zona della stazione non portano ad altro che ad ulteriori azioni di polizia?
Le persone – soprattutto centrafricani – che stazionano in quella zona non sono granché cambiate. Sono più guardinghe, danno l'idea di essere dislocate nei luoghi opportuni con funzione di “palo”, di controllo per avvertire se arrivano gli agenti. Ma quando, ormai con cadenza regolare, piombano lì i vigili, il risultato è garantito e sempre lo stesso: droga, spaccio, arresti.
Che fare, allora? Continuare in eterno con i blitz della polizia? “Estirparli” tutti, questi stranieri? A parte il fatto che la legge ben difficilmente lo consentirebbe, ci viene da pensare che il solo uso del bastone sia insufficiente. Necessario, ma insufficiente. Dal punto di vista dell'efficacia, ma anche dell'etica.
Non esistono i cattivi a prescindere, i malvagi tout court. «Vi invito a trovare la forza di cambiare le cose che si possono cambiare, per ricostruirvi come persone», ha detto il Patriarca ai detenuti, durante la visita natalizia nel carcere di Venezia.
Esistono persone sulle quali un uso equilibrato di bastone e carota produce effetti benefici. In effetti vale per tutti, non solo per gli africani di via Monte San Michele: correzione ed esortazione, rimprovero e premio, ammonizione e proposta. E' un mix molto efficace. Ma negli indirizzi di questa amministrazione si vede poco e questo rischia di minare la buona riuscita delle pur necessarie e lodevoli azioni di polizia.
Questo deficit di “carota” - o di proposta - sembra esserci anche nella poco encomiabile figura che ha fatto Venezia, in questi stessi giorni, terminando fra le ultime (113.a su 120) nella graduatoria nazionale che finanzia i progetti per il recupero e la sicurezza delle periferie urbane. Il progetto veneziano non riceverà soldi dallo Stato.
Le due vicende sembrano avere qualcosa in comune, proprio perché verso le periferie – umane o urbane – è carente un progetto costruttivo. Non basta sgridarli, i mariuoli: occorre anche educarli.
Giorgio Malavasi
Tratto da GENTE VENETA, n.2/2017
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C
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U
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