«Il costo per produrre un chilo di radicchio, a Chioggia, varia dai 40 agli 80 centesimi, a seconda delle stagioni. E il mercato ce lo paga da 50 a 90 centesimi, con un profitto per noi minimo. E questo quando va bene… E non ci paga di più perché dall’estero – cioè dai Paesi dell’Est Europa o del Nordafrica – arriva prodotto simile a costi anche più bassi. Ma vi siete mai domandati che salubrità del prodotto arriva e che rispetto del lavoro e dei lavoratori viene praticato in quei Paesi?».
Quello di Nazzareno Augusti è un grido di allarme. Un grido che si ripete anche in questi giorni prenatalizi, in cui la produzione e il raccolto di radicchio tipico di Chioggia, per esempio, è significativo.
Il responsabile dell’ufficio di zona di Confagricoltura rilancia l’allarme e punta il dito contro la grande distribuzione. Cioè contro il settore che più è incline a considerare la questione dal punto di vista dei prezzi. E sui prezzi le produzioni italiane – tra queste, certamente, quelle chioggiotte – sono in difficoltà.
«Ma chi va a controllare – prosegue Augusti – quali fitofarmaci vengono utilizzati in certe aziende agricole all’estero? O quali attenzioni alla regolarità dei contratti, dei contributi previdenziali o delle assicurazioni ai lavoratori?».
È per questo che l’appello di Confagricoltura Venezia va ai consumatori italiani: «Pretendete di acquistare ortaggi – ma anche frutta, verdura e legumi – prodotti in Italia. Forse spenderete qualche moneta in più, ma avrete garanzia su qualità e salubrità di ciò che mangiate». (G.M.)