La vera emergenza nella scuola è che manca il personale, ormai quasi a tutti i livelli: i presidi, gli insegnanti, i direttori amministrativi. Più che di emergenza, però, sarebbe meglio parlare di carenza cronica, strutturale: ogni anno in questo periodo ci si ritrova a fare i conti con le caselle da riempire.
Dato che la prima campanella in laguna suonerà il 12 settembre, per dirigenti e segreterie diventa una corsa contro il tempo.
A dirlo, senza ombra di dubbio, sono due sindacalisti del comparto scuola della Cisl, Sandra Biolo, segretario generale per il Veneto, e Mariano Maretto, segretario provinciale. «La prima urgenza – spiegano – è questa: il primo giorno dell’anno scolastico, anche se i ragazzi entrano in classe dopo, è il primo settembre, che è già passato. Il primo settembre tutto dovrebbe essere a regime, la scuola dovrebbe avere tutto il personale in servizio. Beh, neanche quest’anno sarà così: si lavorerà forsennatamente per coprire tutti i posti vacanti».
I numeri – alcuni ufficiali, altri ufficiosi, ma secondo i sindacalisti assai attendibili – dicono, ad esempio, che in Veneto dei 6mila posti in ruolo, gli uffici scolastici ne hanno occupati appena 2mila, per lo più nelle scuole dell’infanzia e alle elementari, quasi nulla alle medie o alle superiori.
O ancora: che a Venezia manca la metà dei presidi, una cinquantina: tanti dirigenti, dunque, dovranno sobbarcarsi reggenze, dovranno cioè guidare altre scuole magari anche molto lontane da quella di cui sono titolari, peraltro senza potersi opporre, dato che la reggenza è obbligatoria.
«La verità – sottolinea Sandra Biolo – è che i tempi del Ministero non sono i tempi della scuola. C’è continua incertezza, le disposizioni cambiano perché fatte sempre in emergenza». Così, ad esempio, capita che sia stata fatta solo la prima prova del concorso per i presidi, lo scorso luglio, nonostante il bando fuori da un anno. «Ne restano altre due – aggiungono – si spera di avere i nuovi presidi l’anno prossimo». O capita anche che la nuova graduatoria Ata, cioè del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, di terza fascia sia uscita il 29 agosto scorso, a ridosso del nuovo anno scolastico, nonostante fosse scaduta il primo settembre 2017 e poi prorogata.
Caso emblematico, infine, quello dei Dsga, i direttori dei servizi generali e amministrativi: a Venezia ne mancano 38, il 30%, ma l’ultimo concorso risale al ’92 e l’ultimo nominato è del ’99. E sono 11 quelli andati in pensione quest’anno. Possono sembrare passaggi burocratici, ma si ripercuotono pesantemente sulla vita quotidiana delle scuole. «In Veneto e a Venezia – spiega Biolo – manca il personale e ne manca davvero tanto. Il 12 settembre molte cattedre saranno vuote o nelle classi ci saranno tantissimi supplenti. Persone che si spostano o che arriveranno per la prima volta e avranno bisogno di almeno un paio di mesi per ambientarsi e conoscere i ragazzi».
Un inizio anno a rilento, insomma. «Trovare personale – aggiunge Maretto – è difficile: quest’anno ad esempio a fronte di 800 pensionamenti, per la primaria e l’infanzia sono stati autorizzati solo 300 posti all’Università. La Regione non riesce a calibrare bene le necessità del territorio, dovrebbe intervenire chiedendo più posti e battendosi per ottenerli». Altra ferita aperta quella degli insegnanti di sostegno: il numero di alunni disabili e con disabilità gravi è in aumento, ma i 1.700 posti assegnati in Veneto sono andati tutti deserti.
«Tutti i posti di sostegno – spiega il segretario regionale – saranno occupati da personale non specializzato, che ha tanta buona volontà ma non ha le competenze per seguire questi ragazzi che sono quelli più bisognosi e a cui si dovrebbe prestare un’attenzione in più». A sentirla raccontare così, la situazione sembrerebbe senza via d’uscita. «E invece no – dicono i rappresentanti della Cisl – la prima cosa da fare sarebbe rispettare i tempi della scuola, quindi fare una seria analisi di ciò che c’è e un’altrettanto seria programmazione di ciò che serve, in prospettiva, nei prossimi 10-20 anni. Bisogna fare i concorsi per i presidi e i direttori amministrativi, programmare un numero adeguato nelle Università, formare i futuri insegnanti».
Per non ritrovarsi, a settembre 2019, a denunciare questi stessi problemi.
Chiara Semenzato